Razzie Awards 2018: quanto se li merita “Mother!” di Aronofsky?
I Golden Raspberry
Awards, meglio noti come Razzie, hanno annunciato in data 22 gennaio le
candidature ufficiali per il riconoscimento dei film, degli attori e dei
registi peggiori della stagione cinematografica 2017. In una competizione che
di solito ha in corsa nomi-garanzia come Adam Sandler o Michael Bay – che non
manca neanche nella presente edizione – quest’anno spicca la nomination di Emma
Watson come peggior attrice in The Circle, e soprattutto la presenza di Mother!
di Darren Aronofsky in ben tre categorie.

Mother! è stato senza
ombra di dubbio uno dei campi di battaglia più sanguinosi dell’anno passato,
fra chi si ergeva in sua difesa e chi si scagliava all’attacco, a cominciare da
quell’infausta proiezione alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia: sommerso
da una pioggia di fischi, c’è da chiedersi quali burini prendano posto nelle sale di un festival tanto
rinomato, e come questa prima accoglienza abbia influenzato il giudizio del
pubblico che si è poi accomodato su poltroncine meno di classe.
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| Halle Berry ritira il Razzie Award per la sua pessima interpretazione in Catwoman. Dubito che il cast di Mother! possa dimostrare un entusiasmo affine. |
Jennifer Lawrence concorre
con Dakota Johnson in Cinquanta sfumature di nero, oltre che con la
sopraccitata Emma Watson, eppure sorge una sorta di senso di ingiustizia nel
vedere “la Madre” affiancata alla brutta copia di Bella Swan di Twilight – che
a sua volta non brillava per picchi di complessità e profondità.
La Madre è un simbolo,
e nasce da una riflessione stratificata che parte dalla lettura di niente popo
di meno che la sacra Bibbia: ne esce un personaggio ricco, tutt’altro che scontato
e, termine che potrete usare per convincere un attore ad accettare una parte da
voi offerta, tormentato. Gli attori vanno matti per i ruoli tormentati. E
Jennifer Lawrence è un attrice che regge spettacolarmente un ruolo che implica
soprattutto l’espressione di sentimenti quali l’insicurezza, la paranoia, la
rabbia e l’odio. Probabilmente la giuria dei Razzie l’avrà ritenuta
un’interpretazione esasperata, in questa sede si crede che invece fosse la
statura del personaggio a richiedere la resa dell’eccesso.
Javier Bardem splende
meno della Lawrence, eppure la sua è ben distante dall’essere una brutta prova
attoriale: l’inespressività belloccia di Vicky Cristina Barcelona sembra un
lontano ricordo, qui Bardem dà corpo a un personaggio sì meno approfondito della
Madre, ma comunque complesso e impegnativo, rendendo bene il precario
equilibrio tra il suo lato luminoso e amorevole e la sua parte più oscura e
distruttiva.
Pirati dei Caraibi – La
vendetta di Salazar costituisce il secondo film per cui Javier Bardem si trova nominato
nella presente edizione sempre come peggior attore non protagonista, e anche in
questo caso scatta la difesa: sebbene il quinto capitolo della saga sia stato
profondamente scarso, Salazar è uno dei pochi elementi che si salvano in credibilità,
a differenza di Johnny Depp e il suo
cliché del pirata ubriaco
candidati a peggior combo in questo giro di Razzie.
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| Citazioni di un certo livello |
Darren Aronofsky non se
lo merita. Risulta impossibile trovare una motivazione anche solo lontanamente
plausibile della sua candidatura: la regia è impeccabile. Le sue scelte
artistiche per due ore sostengono senza inciampi un clima di tensione vibrante,
e restituiscono un piccolo capolavoro compositivo in ogni frame: la telecamera
regge un ritmo crescente trascinando lo spettatore in un vortice dalle tinte
sempre più grottesche, e anche le sequenze più oniriche e surreali non
rinunciano mai a un’immagine dalla limpidezza espositiva inattaccabile.
Michael Bay con
Transformers – L’ultimo cavaliere, James Foley con Cinquanta sfumature di nero,
Alex Kurtzman con La mummia e Anthony Leonidis con Emoj – Accendi le emozioni
sono i cattivi compagni finiti in castigo dietro alla lavagna assieme ad
Aronofsky: la sera del 3 marzo scopriremo chi sarà chiamato a beccarsi anche le
bacchettate sulle mani alla berlina di tutto il mondo. Ci si augura che non
venga mai fatto il nome di Mother!, tuttavia non sarà neanche un premio
di fama mondiale a condannarlo irrimediabilmente come brutto film: anzi, come
Moonlight viene sempre più recepito dall’opinione pubblica quale una delle
pellicole più sopravvalutate dagli Oscar, così Mother! potrebbe passare alla
storia come uno dei film più sottovalutati di sempre.
Credits: Mother!




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