Addio a Jóhann Jóhannsson, compositore delle musiche per La teoria del tutto e Arrival


Jóhann Jóhannsson è stato trovato morto all’età di 48 anni venerdì 9 febbraio nel suo appartamento di Berlino. Le cause del decesso sono ancora sconosciute, e dopotutto non è ciò che interessa a questo blog: è scomparso un artista, e voglio ricordarlo nel suo contributo alla storia del cinema. Perché per quanto Jóhann Jóhannsson abbia cominciato a comporre colonne sonore solo nel 2013, non si può dire che ci abbia lasciato poco.
Il suo nome è un tipico esempio di onomastica islandese e comprensibilmente non si è diffuso nelle masse come un Hans Zimmer o un John Williams, eppure è difficile che qualcuno non si sia ancora trovato in sala ad ascoltare uno dei suoi film.
Si è staccato dal mondo dell'elettronica cui era avvezzo e ha diretto un'orchestra per La Teoria del Tutto, uscendosene con sequenze vivaci e maestose che gli sono valse un Golden Globe e una nomination agli Oscar. 
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Durante le registrazioni di Heptapod B
È stato soprattutto il cocco di Denis Villeneuve in Prisoners, in Sicario – seconda nomination agli Oscar – e nello spettacolare Arrival, per il quale c’è da chiedersi in che orifizio l’Academy si fosse infilata le orecchie per non considerarlo neanche di striscio: Heptapod B è un concentrato di tensione, First Encounter un colosso che incute orrore e impotenza, l’arrangiamento di On the nature of daylight un breve ma intenso momento di commozione. Tanto per pescare tre brani a caso da una tracklist impeccabile.
Villeneuve ha troncato questa idilliaca relazione tradendo Jóhannsson con Hans Zimmer e Benjamin Wallfisch quando la produzione di Blade Runner 2049 era quasi giunta a termine: la rottura è stata ufficializzata l’8 settembre 2017, a poco meno di un mese dall’uscita del film negli Stati Uniti. “Il film aveva bisogno di qualcosa di diverso, io avevo bisogno di tornare a qualcosa di più vicino a Vangelis” ha spiegato Villeneuve parafrasando la trita scusa "non sei tu, sono io".
Il lavoro di Zimmer e Wallfisch ha rivelato un’innegabile devozione all’idolo Vangelis, a cominciare dall’uso dell’infernale sintetizzatore Yamaha CS-80 ereditato dal capolavoro del 1982. Tuttavia è ancora possibile per il pubblico farsi un’idea di come sarebbe potuta andare se Jóhannsson avesse portato a termine il proprio incarico: su Youtube è alla portata di tutti il primo trailer uscito l’8 maggio 2017 e – udite udite – le musiche sono proprio quelle che Jóhannsson aveva composto quando con Villeneuve erano ancora rose e fiori. Dal minuto 1:25 parte un pitch bend che sarebbe stato eccezionale poter ascoltare in Blade Runner 2049: decisamente troppo sopra le righe per la visione del regista, più essenziale e meno invasiva, ma di una potenza che lascia atterriti e carichi di hype al tempo stesso. 
Mother! di Darren Aronofsky ha costituito il secondo caso in cui Jóhannsson è stato assoldato per poi non sparare neanche una cartuccia: il lavoro è stato interrotto quando, a una prima visione della pellicola con 90 minuti di musiche, regista e compositore hanno convenuto che la storia avrebbe avuto un tono molto più disturbante in totale assenza di colonna sonora. Si auspica che quell’ora e mezza di registrazione possa essere rispolverata da Aronofsky e messa a disposizione di un pubblico il prima possibile.
Il Mistero di Donald C. e Maria Maddalena saranno le ultime occasioni per poter ascoltare qualcosa di nuovo del compositore islandese: il primo, per la regia di James Marsh con Colin Firth, è da poco uscito in Inghilterra e ancora non si vede un orizzonte di distribuzione per l’Italia, mentre Maria Maddalena, con Rooney Mara e Joaquin Phoenix, uscirà nelle nostre sale il 15 marzo.
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Un frame da "First and last men"
Per ultimo ma solo in ordine cronologico c'è il debutto alla regia: Jóhannsson avrebbe completato gli ultimi ritocchi di First and last men, un lungometraggio in 16mm in bianco e nero di ambientazione futuristica, sviluppato sempre sulle sue musiche ipnotizzanti e sulla narrazione di Tilda Swinton.

Le aspettative per queste uscite postume sono alte per qualcuno che si considerava tanto promettente, e che tanto ha lasciato alla storia del cinema: perché per quanto Jóhann Jóhannsson abbia cominciato a comporre colonne sonore solo nel 2013, cinque anni di lavoro sono bastati a fare la storia del cinema. E non ci sarà silenzio finché il suo talento verrà riconosciuto da chi il cinema lo ama, e quindi lo sa ascoltare.

Fonti: The Guardian


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